Il sesso, ovviamente non quello esplicito legato alla pornografia ma quello inteso invece come elemento di provocazione capace di attirare l’attenzione di chi osserva, ha sempre ricoperto un ruolo di prim’ordine in moltissime campagne pubblicitarie lanciate da grosse aziende leader di vari settori. Non c’è dubbio infatti che lo spettatore, ovvero in questo caso il consumatore finale oggetto di tali bombardamenti pubblicitari, è molto più propenso a sciropparsi uno spot pubblicitario per tutta la sua durata quando appaiono soggetti (femminili o maschili che siano) in pose erotiche o magari indossando abbigliamento sexy, che un qualsiasi altro spot in cui invece non vi sono scene o personaggi legati in qualche modo al sesso.
Sappiamo bene quanto sia importante riuscire ad essere creativi e sempre propositivi nel mondo della pubblicità, ma non si può non ammettere che oggi una buona maggioranza di campagne pubblicitarie di vari prodotti hanno come protagonisti principali attori ed attrici che sono, o sono stati in passato, veri sex symbol belli e famosi. La maggior parte degli esperti di questo settore afferma che i risultati ottenuti in termini di risposta del pubblico sono sempre stati positivi, ma probabilmente non è tutto oro quello che luccica. Qualche tempo fa, in epoche non molto lontane, a Torino si tenne un incontro a livello nazionale per studiare meglio tutta la casistica legata a questo solido connubio tra sesso e pubblicità, ed addirittura alcune grandi aziende italiane colsero la palla al balzo per cercare proprio a Torino escort e prostitute da poter arruolare e scritturare per i loro spot, ed alcune di esse sono anche diventate oggi delle vere professioniste.
Quali sono i contenuti di uno spot creato su temi di sesso
La prima domanda che sorge spontanea (come direbbe il buon Marzullo) è a questo punto la seguente: il fatto che uno spot pubblicitario abbracci in qualche modo la sfera sessuale è davvero un jolly vincente nel marketing pubblicitario o no? A fine campagna il prodotto o il brand pubblicizzato con questi canoni è stato ben memorizzato dal consumatore finale e quindi si vende di più, oppure no? Nel corso del tempo si è passati da semplici spot pubblicitari con modelli e modelle bellissime che posano seminudi ad altri in cui invece si simulano atteggiamenti sensuali e libidinosi o addirittura scene di preliminari erotici che alludono ad un imminente rapporto sessuale, cosa è cambiato?
Una buona parte degli esperti di questo settore crede che non sia cambiato perfettamente nulla, anzi che forse questo tipo di scelta pubblicitaria non ha ritorni commercialmente interessanti per le aziende che investono cifre importanti in pubblicità, ma l’evidenza dei fatti conferma che ancora oggi chi fa pubblicità continua sì a lasciare che la propria creatività si sbizzarrisca, ma se può in qualche modo abbracciare la sfera sessuale sarebbe sempre meglio. In parole povere siamo passati dal vedere una bella ragazza che cammina seminuda mangiando ad esempio una succosissima mela, ad uno spot paritetico in cui la stessa ragazza non mangia la mela, bensì la lecca tirando fuori tutta la sua lingua lunga e super sexy, magari lasciandosi anche rinfrescare da qualche goccia di succo per poi leccare in modo sensuale anche questa.
La risposta dei movimenti femministi allo sfruttamento d’immagine delle donne
Se ad essere sfruttata a fini pubblicitari è l’immagine di un bel ragazzo, o magari anche quella di un avvenente uomo di mezza età molto sexy e con un bel fisico il problema non è mai sussistito e si pensa che mai sussisterà; essendo invece molto più frequente la visione di uno spot pubblicitario in cui appaiano le formose curve di una bella donna, oggi come oggi, si potrebbe andare incontro a grossi problemi, specie se si considerano igrandi passi avanti fatti a livello sociale da tutta la categoria negli ultimi 50 anni.
Si, perché se si pensa che nella società in cui viviamo è proibito anche solo fare un elegante ed educato complimento ad una bella donna che si incontra per strada, pena sanzione salata o in certi casi addirittura arresto, bisogna davvero andare come si suol dire ‘coi piedi di piombo’ quando le cose assumono peraltro carattere commerciale, un argomento questo che trova però opinioni contrastanti anche tra le donne stesse. ‘Non siamo né malate, né sante, né prostitute, e questi spot non ci rappresentano’, recitava uno slogan di un noto movimento femminista che proprio a Torino manifestò per le strade cercando di sensibilizzare anche l’opinione pubblica su questo tema…ed è forse proprio in queste parole che si capisce quanto difficile sia questa situazione.
Creatività non vuol dire osare eccessivamente
Una persona creativa è, specie se si parla del settore pubblicitario, una persona che ha la capacità di trovare il petrolio in mezzo alla terra secca, ovvero una mente capace di inventare un qualcosa di fuori dal comune, divertente e non volgare, di facile comprensione ma con qualche piccola allusione o messaggio subliminale volto alla pubblicizzazione del marchio o del prodotto che si sta lanciando sul mercato. Per riuscire a svolgere questa professione bisogna certamente possedere dei requisiti umani e culturali di buon livello, ma anche stare attenti a non oltrepassare la sottile linea che separa la decenza dalla volgarità.
L’eccesso, come in tutte le cose del resto, è sempre dannoso per chiunque e per qualsiasi settore, incluso quello della pubblicità; se si riesce a camminare sul filo della curiosità, della seduzione, dell’eros inteso come attrazione fatale o magari della complicità negli sguardi, quasi sicuramente il messaggio lanciato farà più presa sul consumatore. Se si esagera invece con scene o atteggiamenti troppo osè, si corre addirittura il rischio di ottenere il risultato opposto, ovvero un rifiuto totale dell’utente finale anche solo a vedere il marchio della azienda che ha ‘sfruttato’ le donne per far soldi, cosa che rappresenterebbe in un certo senso il fallimento del marchio stesso.